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LUNEDì 27 APRILE ore 11.00 Aula Magna della Facoltà di Lettere : Conferenza stampa promossa da LettereInMovimento con l'Ordine dei Medici ed i Professori della Facoltà di Lettere




venerdì 10 ottobre 2008

Contro-Informazione ragionata sul No a Tremonti/Gelmini

I provvedimenti governativi, limitati all’Università, che contestiamo sono essenzialmente due:
Legge 133/08 e Decreto Legge 180/08
Legge 133/08
  • Nell’art.16 si sancisce la possibilità per le università di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato tramite votazione a maggioranza assoluta del Senato Accademico, come previsto per tutte le ordinarie decisioni di quest’organo (come a qualificarne la normalità, invece che l'eccezionale stravolgimento di status).
  • Nell’art.66, comma 13, è previsto un radicale taglio (ribattezzato “razionalizzazione”) del già esiguo FFO, ossia Fondo di finanziamento ordinario dell’Università pubblica (di 1,441,5 milioni di euro dal 2009 al 2013), pensato in questa drammatica scansione: - 63,5 milioni di euro nel 2009; - 190 milioni di euro nel 2010; - 316 milioni di euro nel 2011; - 417 milioni di euro nel 2012; - 455 milioni di euro nel 2013.
  • Nell’art.66 si dispone che, dal 2009 al 2011, il “turn-over” del personale (docente e tecnico-amministrativo) nelle università è limitato al 20%; ciò significa che per 10 pensionamenti si potranno assumere solamente 2 lavoratori. Nel 2012 invece questo rapporto prevedrà l’assunzione di 5 persone ogni 10, limitando così il “turn over” al 50%.

Questi sono i tre punti che hanno scatenato la protesta in tutta Italia sin dalla scorsa estate, tramutatasi, in queste ultime settimane, nello straordinario movimento nazionale dell’Onda. Dapprima una critica di metodo: la legge 133/08 era un decreto legge (112/08) collegato alla Finanziaria, convertita in legge ordinaria scavalcando qualsiasi confronto, e nemmeno sottoponibile a referendum, come presumeva il Partito Democratico.

E’ evidente che la possibilità di trasformare le università pubbliche in Fondazioni di diritto privato è in contrasto con l’inalienabile diritto, sancito dalla Costituzione, ad avere una Formazione integralmente pubblica. Questo diritto sarebbe, inevitabilmente, negato dall’ingresso dei privati all’interno dell’Università, in termini di assoggettamento ad interessi parziali della Didattica e della Ricerca. E’ innegabile il fatto che i tagli indiscriminati (ovvero senza nessun criterio particolare individuato) di cui sopra, rappresentano un fattore importante di impoverimento e spingeranno certamente le università a sfruttare eventuali finanziamenti da privati per garantire almeno il pareggio del bilancio (vedi il recente caso dell’ateneo senese). Nel frattempo, vengono distribuiti soldi pubblici “a pioggia” per risanare le banche, aumentare le spese militari e rimpinguare i fondi comunali strozzati dall’inutile taglio dell’Ici. Riguardo alle norme sul “turn-over” (parzialmente modificate dal Dl 180/08, che dopo vedremo) c’è da sottolineare come esse, in ogni caso, blocchino il già inesistente ricambio generazionale in ambito accademico, causando l’inevitabile chiusura di molti corsi di laurea per l’impossibilità di sostituire i docenti.

Il Governo, incalzato dalla spinta della mobilitazione popolare, è forzatamente dovuto intervenire per il tramite di un provvedimento autoritario (si legifera nuovamente a mezzo Dl), ingannevole e demagogico, il quale è stato venduto come una sostanziale correzione di rotta rispetto alla Legge 133/08. In realtà non è così! Stiamo parlando, chiaramente, del Dl 180/08, sotto analizzato in dettaglio, ma non vanno dimenticate le “Linee Guida del Governo per l'Università”, un atto di indirizzo non ancora operativo, il quale prefigura scenari foschi in termini di riassetto sistematico.

“Il progetto di riforma presentato dal ministro Gelmini (Dl 180/08 e “Linee Guida del Governo per l’Università”), pur attestandosi su di una frettolosa e confusa retromarcia, cerca tuttavia di riproporre i punti centrali del complessivo progetto di dismissione dell’Università: il taglio dei finanziamenti viene ora giustificato dalle retoriche neo-liberiste della differenziazione, dell’efficienza e della meritocrazia, che altro non sono se non i processi di dequalificazione dei Saperi, di gerarchizzazione e declassamento contro cui il movimento sta lottando.” (dall’assemblea plenaria dell’Onda del 16 novembre, La Sapienza)

Decreto Legge 180/08

  • La possibilità di trasformare le università in Fondazioni di diritto private rimane immacolata, perniciosa e nociva quanto prima (Legge 133/08), non facendosene cenno alcuno.
  • Il taglio per il 2009 viene ridicolmente abolito, ma, secondo le parole della Gelmini stessa: "I tagli previsti per il 2010 (e, sottinteso, fino al 2013, ndr) resteranno". Essi, quindi, continueranno ad essere di portata enorme e brutale, come da numeri riportati.
  • Si stabilisce che, all'interno del FFO complessivo delle università, una quota non inferiore al 7% (500 milioni di euro) venga elargita ai soli atenei che verranno considerati meritevoli sulla base dei risultati dei processi formativi e delle attività di ricerca scientifica nonché dell'efficienza delle sedi didattiche e del contenimento dei costi. In tal modo, si riduce ulteriormente il finanziamento per gli altri atenei che non verranno considerati meritevoli. I cosiddetti “poli d’eccellenza” saranno massicciamente premiati, gli altri potranno lentamente, e senza nessun sostegno, sparire o avviare le pratiche di privatizzazione.
  • Il blocco del "turn-over" del personale universitario (docente e tecnico-ammistrativo) salirà, in percentuale, dal 20% al 50% (da 2 nuovi accessi ogni 10 pensionamenti a 5 ogni 10, quindi), anche per il triennio 2009-2011, ma solamente per gli atenei con i conti in ordine, mentre, attenzione, quelli con i conti non in ordine o che "spendono troppo in pagamenti" non potranno, senza mediazioni, assumere docenti e ricercatori.
  • Infatti, si vieta agli atenei che superano il 90% del FFO di procedere alla sostituzione dei cessati (blocco totale del “turn-over”). Ne consegue questo: a causa dei consustanziali tagli al FFO previsti nella Legge 133/08 (come visto, rimasti praticamente immutati), il numero delle università “non virtuose” che sforeranno tale limite salirà vertiginosamente nei prossimi tre-cinque anni. Ciò comporterà un totale blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, ed un ricorrimento sempre più urgente e necessario a tipologie contrattuali a tempo determinato (ossia precariato a iosa).
  • Nonostante non si possano non accogliere come positive le decisioni di incrementare, seppure minimamente, gli stanziamenti per le borse di studio e l'edilizia universitaria, queste stesse avrebbero dovuto rientrare entro un piano generale di robusto finanziamento ed allargamento effettivo a tutta la massa studentesca degli strumenti componenti il costituzionale Diritto allo studio, al fine di non essere percepite come pura "elemosina". I due dati fortemente negativi e contraddicenti sono, infine: il legare questo aumento di finanziamento solamente a criteri di “merito”, snaturandone il contesto complessivo; e la contemporanea decurtazione del 46,5% rispetto al passato, sempre per il triennio 2009-2011 e quasi passata sotto silenzio, del Piano triennale di sviluppo del sistema universitario e del Fondo integrativo per il Diritto allo studio, previste dalla legge 126/08.

La considerazione finale è una: il Governo sta minando il terreno e le radici all’Università (dissanguamento fondi, varie forme del blocco del “turn-over”) e, al contempo, suggerendole (o imponendole, fate voi), oltre che adeguandole normativamente il terreno, la soluzione finale (trasformarsi in Fondazioni di diritto privato) per non farla cadere negli abissi, perfettamente in linea con il proprio organico disegno aziendalista, a-culturale e reazionario.

Dopo la “tre giorni nazionale” a Roma, bisogna continuare a lottare contro questo scempio!

“Il merito, fuor di retorica, è una misura che appartiene a chi lo elargisce, ai suoi bisogni e alle sue aspettative: fai quel che serve, nel tempo che siamo disposti a concederti e a costi compatibili (Modello Aziendale). Questo «merito» non ha nulla a che spartire con il talento o con il Sapere, che puntano sempre «oltre» le aspettative della contingenza, che comportano generosità e «spreco», guardano al futuro e non alla piatta riproduzione del presente. Per “merito” non si intende, invece, altro che un disciplinato processo di adeguamento alle imposizioni di chi comanda e chiede mera nozionistica immediatamente spendibile, produttività, serialità ed illimitata quanto insensata ricerca del profitto economico” MARCO BASCETTA (il Manifesto)

LettereInMovimento/Onda Anomala
http://www.lettereinmovimento.blogspot.com/

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

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