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venerdì 19 dicembre 2008

"Il rosso di Siena" - Una trasparente inchiesta de "il Manifesto"!

Blocco per tutto il 2009 dei concorsi per i professori ordinari, per gli associati e per il personale amministrativo. Riduzione dei corsi di laurea da 119 a 88 e rimodulazione dei master e dei corsi di perfezionamento. Senza contare i tagli alle spese per 54 milioni di euro, di cui 17 nel 2009 e 37 nel 2010. Il che vuol dire blocco delle assunzioni dei ricercatori, 46 persone che hanno superato il concorso per la maggior parte nel settore scientifico, blocco delle docenze a contratto, dei dottorati e degli assegni di ricerca e del reclutamento dei ricercatori per i prossimi quattro anni. E' l'orientamento adottato dal Consiglio di Amministrazione dell'Università di Siena per fronteggiare un debito che ammonterebbe a 170 milioni di euro, 250 se si calcolano anche i mutui contratti dall'ateneo con le banche (tra le quali il Monte dei Paschi) e la Cassa depositi e prestiti per investimenti nelle strutture. Il debito, in realtà, è ancora in corso di accertamento. Il Cda dell'Università ha chiesto la consulenza di due società di revisione, la Kpmg e la Reag Advisor, per capire lo stato patrimoniale e per accertare i residui attivi e passivi dichiarati in bilancio. Altre stime calcolano, invece, che il debito si sia attestato a 320 milioni di euro. Quello che è certo è che servono 60 milioni di euro per coprire le perdite. Nel frattempo, è intervenuta la Magistratura per accertare le responsabilità che hanno portato una delle più antiche sedi universitarie italiane sull'orlo della bancarotta. Il primo avviso di garanzia spiccato dalla Procura senese è stato inviato alla responsabile dell'Ufficio Bilancio. Un'altra notizia di reato è stata inviata a due responsabili degli uffici economici e a tre componenti dell'organismo di controllo interno. I reati ipotizzati riguardano «falsi con valenza pubblicistica». La Guardia di Finanza sta accertando la vicenda dei debiti contratti dall'ateneo con l'Inpdap: i contributi previdenziali da versare ai dipendenti, compresi i docenti e i ricercatori precari, non sono stati versati nelle casse dell'ente, sebbene risultassero nel bilancio dell'Università. Nella partita rientrano anche 20 milioni per l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, mai pagati. Una situazione ben conosciuta tra i ricercatori con un dottorato di ricerca che lamentano ancora a distanza di anni il mancato versamento dei contributi previdenziali. A Siena, a partire dal 2004, queste risorse (90 milioni di euro) sono state usate per pagare gli stipendi di 2300 persone tra docenti e personale tecnico. L'ateneo senese ha ottenuto dall'Inpdap una dilazione di pagamento mediante un ravvedimento oneroso che ha portato alla stipula di un mutuo da 8 milioni di euro all'anno per colmare il debito. Per qualche settimana si è inoltre temuto che gli stipendi, e i contributi, di fine anno non sarebbero stati pagati. Opportunamente, i 5 milioni di euro restanti del contributo annuale provenienti del Fondo ordinario per l'università (Ffo) sono stati versati in anticipo. Allarme rientrato. Tra le misure eccezionali adottate dal "Piano di risanamento triennale" per affrontare la drammatica crisi finanziaria c'è anche l'ipotesi dell'affitto o vendita di una parte del patrimonio immobiliare stimato in 1,6 miliardi di euro. Il rettore Silvano Focardi ha parlato della soppressione delle sedi distaccate a Colle Val d'Elsa, una struttura da 220 posti, laboratori di informatica e biblioteca, le due aule di Follonica utilizzate per le lezioni e il centro di Geotecnologia di San Giovanni Valdarno. Ma non si esclude la cessione alla Regione Toscana di sedi prestigiose come la Certosa di Pontignano. Risorse ritenute necessarie per rientrare dai debiti pregressi e per aprire nuove linee di credito con le banche, in primo luogo con il Monte dei Paschi che siede anche nel Cda dell'ateneo. Il debito era da tempo sotto gli occhi di tutti. La precedente gestione del rettore Piero Tosi, ex presidente della Crui, e del direttore amministrativo Loriano Bigi, dimissionario da pochi giorni, ha lasciato in eredità all'attuale rettore Focardi un disavanzo di 33,8 milioni di euro e debiti superiori a 150 milioni. L'8 novembre scorso, Elisabetta Di Benedetto, rappresentante del personale tecnico-amministrativo della Cgil, si è dimessa dal Cda, lamentando il deficit di democrazia che ha impedito a questo organo di conoscere la relazione sullo stato del debito commissionata due anni fa alla società di certificazione Mazars. «In questa relazione - commenta oggi Marco Iacoboni della Flc-Cgil - si capisce che nel bilancio ci sono 70 milioni di euro di residui attivi, più della metà non sono più esigibili dall'amministrazione». La polemica è in corso, anche perché il rettore sostiene di non avere ricevuto la relazione. In ogni caso, sarebbe un altro colpo al bilancio dell'ateneo. Siena è diventata il banco di prova delle politiche dei tagli stabiliti dalla legge 133/08 che hanno mobilitato per due mesi gli atenei italiani. Il "Piano di risanamento triennale" non lascia nulla all'idea che la Formazione e la Ricerca siano un bene comune e rispondano ad un'utilità sociale, non solo alla battaglia contro gli «sprechi». Si direbbe un esperimento, per quanto indipendente nella sua tempistica, di cosa potrebbe implicare la gestione dell'Università in tempi di crisi. In particolare quella delle sedi «non virtuose». Questa dicitura indica gli atenei che hanno sfondato la soglia del 90 per cento nel rapporto tra il bilancio e gli stipendi dei dipendenti. Siena quest'anno dovrebbe attestarsi al 103,8 per cento. «In realtà - spiega Iacoboni - c'è un uso strumentale dei dati ministeriali. La cifra del 103,8 per cento è un dato grezzo. Bisogna scorporare il dato del personale delle sedi distaccate, quello dei dipendenti del Policlinico. Il Cineca sostiene infatti che Siena era all'87,9 l'anno scorso, mentre quest'anno sarà al 91». La Cgil ha proposto il prepensionamento volontario a 65 anni per gli ordinari. Sui 129 che andranno in pensione il prossimo anno, il risparmio sarebbe di 16 milioni di euro. Aria fresca per far ripartire il reclutamento. Al di là della guerra delle cifre, resta la richiesta al Governo di rivedere i limiti dell'indebitamento consentito, il 15 per cento sull'Ffo destinato all'ateneo senese. Il rapporto diretto con il felpato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, richiesto dal rettore Focardi negli incontri avvenuti il 14 novembre e l'1 dicembre in Roma, e sancito l'8 dicembre nel corso della sua contestata visita a Siena, sembra funzionare. Come prima risposta è giunta la nomina ministeriale di Davide Cantagalli nel Cda, a capo della casa editrice che pubblica i libri di Benedetto XVI e di Marcello Pera. Duplice è il rischio paventato dagli studenti e dai ricercatori precari dell'Onda: il taglio da 8 miliardi di euro dell'Ffo annunciato dalla Finanziaria peggiorerà ancora di più le cose; il "Piano di risanamento" adottato a Siena potrebbe fare scuola per gli altri atenei «non virtuosi». Nessuno tra loro difende gli sprechi. Laddove vengano accertati, vanno cancellati. Il problema è invece un altro: in un Paese dove si spende per studente 8.026 dollari, contro i 10.474 dollari in Europa, e gli investimenti per la Ricerca sono dello 0,9 per cento sul Pil, mentre la media europea è dell'1,3 per cento, i tagli sono inadeguati. Serve una riforma ambiziosa. L'8 dicembre, nel corso di un'assemblea nazionale con gli studenti e i precari della ricerca, il movimento ha presentato un documentato dossier sui tagli previsti. «Il piano di risanamento - afferma Tommaso Sbriccoli, milanese e dottorando in Antropologia - prevede il blocco dei concorsi per i ricercatori per i prossimi quattro anni. La riduzione delle risorse destinate ai contratti fino al 75 per cento. La drastica riduzione dei finanziamenti per gli assegni di ricerca e per i dottorati». «A Siena, come nel resto d'Italia - continua Massimo Tarantini, barese e docente a contratto in Archeologia da otto anni - abbiamo assistito ad un uso esponenziale del contratto: da 538 nel 2001 siamo passati a 2666. Il 42 per cento delle docenze è stato affidato a persone tra i 30 e i 40 anni. Qui non si tratta affatto di difendere questi contratti che, anzi, andrebbero aboliti. Come si fa a vivere con 2000 euro all'anno, nei casi migliori? Tra pochi mesi - aggiunge - i precari saranno costretti a lasciare Siena per cercarsi un lavoro. Di questo non si parla, ma sarà un danno sociale ed economico molto grave per Siena e la sua Università». «Per rimediare agli sprechi - conclude Filomena Ranaldo, tarantina e dottoranda in Scienze della terra-Preistoria - si tagliano i non strutturati. Ricordo che a Siena i docenti sono 1026. Il loro rapporto con i precari è di 2,5 a 1. Non è accettabile lavorare a basso costo e poi, proprio quando ormai è ineliminabile, espellere questo lavoro. A Siena serve un grande piano di rilancio e di apertura alle nuove generazioni».

Roberto Ciccarelli

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